E’ il 1704.
Pietro Micca, originario di un paesino del Ducato di Savoia, è senza lavoro, e decide quindi di arruolarsi nell’esercito Sabaudo, impegnato nella guerra di successione spagnola.
Grazie alla sua abilità di orientarsi nei cunicoli, ottiene un lavoro nel “Reggimento Minatori” guadagnandosi il soprannome di passepartout.
Appuntamento col destino.
Le Gallerie erano luogo di scontri tra i Francesi che tentavano di entrare nella cittadella, e i Torinesi che si difendevano minando i cunicoli con la polvere nera.
In una notte di fine agosto 1706, Pietro Micca sentì picchiare insistentemente dall’altra parte della galleria centrale.
Erano i Francesi, intenzionati a sfondare, entrare e vincere.
Il nemico era troppo vicino per i rinforzi e la miccia troppo corta per scappare.
Pietro apostrofò il suo “commilitone” dicendogli che scappasse subito perché era “più lento di una giornata senza pane”, e che ci avrebbe pensato lui.
Il coraggio prevalse sulla prudenza e accese la miccia, fermando i Francesi.
In quei pochi secondi si rese conto del pericolo, ma quel gesto coraggioso toccava a lui.
Quel singolo gesto rallentò l’avanzata francese, fece arrivare in tempo i rinforzi e fermò l’assedio dopo soli 7 giorni.
Il mito.
Negli anni Pietro Micca è diventato un personaggio iconico, simbolo della gente di questi luoghi. Pietro Micca, che con intraprendenza cercò una nuova vita e usò la creatività per ottenere un lavoro. Venne accolto dalla città e assorbì quel senso di appartenenza che impregna le mura sabaude. Quel Pietro Micca che con tenacia e un impensato coraggio accese la miccia, fermando il nemico.
Il gesto che cambiò la storia.